e finalmente...
Buon 2009 a tutti gli individui di buona volontà.
elena
La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
«CHIEDA SCUSA» - «Ho qualche dubbio sul fatto che Prodi e la sinistra abbiano salvato l'Italia, ma questo non mi interessa. Ho la certezza, invece, sul fatto che hanno rovinato le famiglie italiane e questo purtroppo mi interessa».Questa la reazione di Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, che aggiunge: «Al posto che le 'trombonate' da balcone di piazza Venezia ora Veltroni si ponga in ginocchio come leader di quella ex maggioranza, ora minoranza, e chieda scusa a nome di tutti al popolo italiano per averlo reso povero, insicuro e zimbello da stampa internazionale».
fonte: http://www.corriere.it/politica/08_febbraio_10/reazioni_discorso_Veltroni_Diliberto_Matteoli_e7b77a9c-d7ca-11dc-ad39-0003ba99c667.shtml
Sarà sul palco del prossimo Festival di Sanremo ma non ha improvvisamente deciso di darsi alla canzonetta. Frankie Hi-NRG MC sta per cantarle di nuovo chiare, stavolta sul mondo del lavoro. DePrimoMaggio, il suo nuovo album, uscirà proprio durante il Festival e conterrà il brano in gara (Rivoluzione, con il featuring di Roy Paci e lo special guest Enrico Ruggeri) e altre canzoni in cui Francesco Di Gesù (questo il vero nome di Frankie) dirà la sua su precariato e disoccupazione.
Già i titoli dei pezzi parlano chiaro: Call Center (con il featuring di Ascanio Celestini, il cui nuovo film, Parole sante, racconta proprio la lotta dei lavoratori del più grande call center italiano), Direttore (con il featuring di Giorgia), Precariato e Pugni in tasca (con quelli di Paola Cortellesi), Mattatoy (in cui si ascolta la voce del giornalista Gianluca Nicoletti). In più, una chicca: la cover di Chicco e Spillo, il primo grande successo di Samuele Bersani.
Realizzato assieme agli storici collaboratori del rapper torinese (Francesco Bruni, Lino De Rosa, Alberto Brizzi, Marco Capaccioni e Leonardo Fresco Beccafichi) DePrimoMaggio si intitola così, spiega Frankie, "perchè, vista l'attuale situazione italiana, del lavoro più che la festa occorrerebbe fare la commemorazione". Staremo a sentire.
In attesa del nuovo album, tutti gli album di Frankie Hi-NRG recensiti uno per uno
(17:39 - 06 feb 2008)
fonte: http://www.delrock.it/articoli/2008-02/frankie-hi-nrg-canta-il-precariato-in-deprimomaggio.phpANKARA (9 febbraio) - «La Turchia è laica e deve restarlo»: con questo slogan 100mila persone sono scese in piazza ad Ankara per protestare contro la liberalizzazione del velo islamico nelle università che il parlamento turco ha approvato oggi. «La Turchia è laica e lo resterà», «La Turchia non diventerà come l'Iran» gli slogan gridati dai manifestanti
100mila in piazza. La manifestazione in piazza Sihhiye è stata indetta da 67 organizzazioni non governative laiche, in buona parte femminili. «La Turchia è laica e lo resterà», «La Turchia non diventerà come l'Iran», sono gli slogan gridati dai manifestanti che mostravano anche ritratti del padre della Turchia, Mustafa Kemal Ataturk che inserì la laicità come principio immodificabile della Costituzione turca. «Il Parlamento, dominato dal partito filoislamico Akp, sta erodendo il regime repubblicano e lo sostituisce con la bigotteria. Essi vogliono distruggere la repubblica democratica laica», ha affermato dal podio Gokhan Gunaydin uno degli organizzatori. Si teme che dopo le università, il velo venga liberalizzato anche negli edifici pubblici, nei licei e nelle scuole medie, dove al momento è proibito. Una analoga manifestazione si era svolta il 2 febbraio alla vigilia dell'approvazione in prima lettura delle stessa riforma e aveva raggruppato oltre 125 mila persone.
La riforma. La riforma è stata approvata grazie al voto favorevole (411 su 550) dei deputati filoislamici dell'Akp e quelli nazionalisti del Mhp. Contrari invece tutti di deputati del partito di opposizione laico e di sinistra, Cop. Il primo emendamento (403 voti a favore e 107 contrari) ha inserito nella Costituzione un paragrafo che sancisce il diritto di tutti a un eguale trattamento da parte delle istituzioni dello Stato. Il secondo emendamento (403 a 108) stabilisce che «nessuno può essere privato del suo diritto a un'istruzione superiore». Il Partito repubblicano del popolo (Chp) ha già annunciato un ricorso alla Corte costituzionale. «Il velo è un simbolo politico. Non permetteremo che il nostro Paese torni al medioevo», ha tuonato il deputato Canan Aritman, cui ha fatto eco l'indipendente Kamer Genc, il quale teme che la legge possa creare il caos nelle università e condurrà alla disintegrazione della nazione. Passati i due emendamenti, il governo lavorerà alla modifica delle leggi che regolano l'istruzione superiore per specificare quale sarà l'abbigliamento ammesso, evitando così che le studentesse si presentino all'università in chador o col burqa.
«L'azzardo e l'innovazione sono la chiave per vincere una sfida che non si vince sommando i vecchi frammenti che peraltro non corrispondono più all'orientamento reale dell'opinione pubblica». Così il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema definisce la scelta del Partito Democratico di «correre da solo» al direttore Antonio Padellaro durante la videochat di sabato all'Unità online . E quanto ad un suo disaccordo con Walter Veltroni su questa scelta, D'Alema smentisce: «Sono d'accordo con la soluzione di Veltroni, dietro queste voci c'è solo un ipotesi di complotto o un modo, forse per indebolire il Partito Democratico. D'altra parte che il Pd abbia fatto la scelta giusta lo conferma il fatto, ha detto D'Alema che «Berlusconi insegue il Partito democratico., cosa che non succedeva da anni». E «Berlusconi ha molti difetti» ma certamente non gli si può attribuire il fatto di non avere «il fiuto» di capire l'opinione pubblica. per questo motivo «insegue il partito democratico». Il Paese «vive la crisi del bipolarismo», c'è «un enorme stanchezza», c'è un elettorato in movimento che cerca qualcosa di nuovo, con una guida forte e una speranza di futuro». per questo, se il Pd intercetta «come sta intercettando queste domande può cambiare il panorama elettorale e politico».
Quanto alla sinistra, D'Alema non usa mezzi termini. L'alleanza della sinistra riformista con quella radicale, si è ormai «consumata in una fatica a governare che il paese non accetta più». Lo stesso Bertinotti è entusiasta della separazione con il Pd perché anche lui «sente di potersi liberare da un peso e un vincolo del governo». Sia il Partito Democratico che la sinistra ora devono «dispiegare il proprio progetto. Non possiamo rimetterci a scrivere un programma in cui siamo tutti costretti a dire e a non dire e poi una volta al governo trovarci a decidere se fare o non fare».
E a proposito dell'intervista che Mussi ha rilasciato all'Unità in cui definisce «un azzardo liquidare il centro sinistra» che il ministro della Ricerca e dell'Università attribuisce alla «voglia di una grande coalizione D'Alema risponde con fermezza. «È un azzardo, quello del Pd che ritengo sia in lena con quello che succede in Europa, in Spagna anche Zapatero è al governo con una sinistra riformista e poi c'è una sinistra radicale. Quanto alla voglia di coalizione credo che questa affermazione di Fabio Mussi rientri nella cultura del sospetto». «E- conclude fermamente il vicepremier- non credo che con questa legge elettorale sia possibile che se vinciamo e con il premio di maggioranza prendiamo il 55% dei voti cercheremo di fare una coalizione con Berlusconi. Lui, poi, con tutte quelle bocche che dovrà sfamare se vince non credo che chiamerebbe noi».
Le conseguenze di una sciagurata gestione del nucleare sono ancora sotto gli occhi di tutti coloro che le vogliono vedere – anche di quelli che il 26 aprile 1986 non erano ancora nati o erano troppo piccoli per ricordarsene (è l’anniversario del disastro di Cernobyl); ciò nonostante qualcuno ancora si affanna a proclamare che l’Italia, per mettersi al riparo da carenze energetiche, deve recuperare il tempo perso e buttarsi sul nucleare. Buttarsi, proprio. Non solo e non tanto perché comunque in Italia è stato votato un referendum in proposito e la popolazione si è espressa CONTRO (ma questo al moderato Casini, tanto per citarne uno, non interessa), ma anche e soprattutto perché NON E’ VERO, come invece ci propinano TUTTI, mezzi di informazione democratica e pluralista compresi, che non abbiamo alternative.
Fare una cosa solo perché la fanno (meglio: l’hanno fatta…) i nostri vicini d’oltralpe non denota il massimo dell’intelligenza, né di quella creatività che, quando fa comodo a qualcuno, viene citata come dote tipicamente italiana.
Non tutti siamo fisici nucleari, non tutti siamo biologi o scienziati di qualsivoglia specie. Verissimo. Su certi argomenti è meglio lasciar decidere a chi se ne intende, posso anche essere d’accordo. Ma se non devo esprimermi io, che sono un nessuno qualsiasi, non mi pare proprio che Casini, tanto per citare uno già citato, sia più esperto-del-settore di me: è laureato in giurisprudenza, no? Non in energie più o meno eco-compatibili… Avrà probabilmente degli scienziati che lo illuminano, per dare pareri così categorici...
Allora ho fatto una piccolissima ricerca in rete (ci ho messo dieci minuti perché il mio computer è lento e l’ADSL un miraggio) e vi propongo due brani. Nientedimeno che di un premio Nobel e di un Ente Pubblico Nazionale, giusto per “volare basso”…
Quanto sia oneroso e problematico il trattamento dei rifiuti, lo dimostra la “tragedia” della Campania alla quale media e istituzioni stanno prestando la loro allarmata attenzione in questi giorni. Ma i rifiuti solidi urbani, com’è noto, possono rappresentare anche una risorsa. In questa direzione va Thor, un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dall’elevato potere calorico, senza passare per i cassonetti separati della raccolta differenziata.
Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca congiunta pubblica e privata, che si basa su un processo di raffinazione meccanica (meccano-raffinazione) dei materiali di scarto, i quali vengono trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili.
Come un ‘mulino’ di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità.
“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico”, aggiunge Paolo Plescia, ricercatore dell’Ismn-Cnr e inventore di Thor, “compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse. Infatti, le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato dalla raffinazione meccanica dei rifiuti solidi urbani, una volta eliminate le componenti inquinanti sono del tutto analoghe a quelle delle biomasse, ma rispetto a queste sono povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici”. E’ possibile utilizzare il prodotto sia come combustibile solido o pellettizzato oppure produrre bio-olio per motori diesel attraverso la ‘pirolisi’. L’impianto è completamente autonomo: consuma infatti parte dell’energia che produce e il resto lo cede all’esterno.
Il primo impianto THOR, attualmente in funzione in Sicilia, riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora e non ha bisogno di un’area di stoccaggio in attesa del trattamento; è completamente meccanico, non termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti odori. Inoltre, è stato progettato anche come impianto mobile, utile per contrastare le emergenze e in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti velocemente, senza scorie e senza impegnare spazi di grandi dimensioni, con un costo contenuto: un impianto da 4 tonnellate/ora occupa un massimo di 300 metri quadrati e ha un costo medio di 2 milioni di euro.
L’impianto può essere montato su un camion o su navi. In quest’ultimo caso, la produttività di un impianto imbarcato può salire oltre le dieci tonnellate l’ora e il combustibile, ottenuto dal trattamento, reso liquido da un ‘pirolizzatore’, può essere utilizzato direttamente dal natante o rivenduto all’esterno.
“Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale”, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, e in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e ceneri per gli inceneritori, o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel Thor. Quanto al calore, i rifiuti che contengono cascami di carta producono 2.500 chilocalorie per chilo, mentre dopo la raffinazione meccanica superano le 5.300 chilocalorie”.
Un esempio concreto delle sue possibilità? “Un’area urbana di 5000 abitanti produce circa 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi”, informa il ricercatore. “Con queste Thor permette di ricavare una media giornaliera di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile”. Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micronizzazione. Il prodotto che esce da Thor è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, e, inoltre, non produce odori da fermentazione: resta inerte dal punto di vista biologico, ma combustibile”.
Un’altra applicazione interessante di Thor, utile per le isole o le comunità dove scarseggia l’acqua potabile, consiste nell’utilizzazione dell’energia termica prodotta per alimentare un dissalatore, producendo acqua potabile e nello stesso tempo eliminando i rifiuti soldi urbani.
Roma, 7 gennaio 2008
La scheda
Che cosa: Thor (Total house waste recycling) sistema per il recupero e la raffinazione dei rifiuti solidi urbani
Chi: Istituto di studi sui materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr
Per informazioni: Paolo Plescia, Istituto di studi sui materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr, tel. 06.90672826, e-mail: paolo.plescia@ismn.cnr.it, p.plescia@assing.it
Dopo l’incendio alla centrale di Kashiwazaki-Kariwa, in Giappone, Greenpeace denuncia ancora una volta i pericoli connessi all’uso di energia nucleare. «Le centrali nucleari possono essere attaccate da diversi fronti: naturali o umani. Il rischio di terremoti è reale in Giappone e altrove - dichiara Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia - a questo, oggi, si aggiunge anche l’ombra del terrorismo, che può essere persino peggiore».
Negli anni Greenpeace in Giappone è entrata in azione soprattutto contro operazioni di trasporto pericoloso di scorie nucleari e in occasione di precedenti incidenti. «Inizialmente-scrive Greenpeace in un comunicato- l’industria nucleare giapponese (Tepco) ha mentito, tacendo l’incidente, e poi sminuito le conseguenze dell’accaduto. Non è la prima volta che succede. C’è un parallelo con l’incidente alla centrale nucleare di Kummel, in Germania, lo scorso giugno. In quel caso i responsabili hanno sostenuto che l’incendio non aveva causato problemi. Tuttavia, anche l’autorità nucleare tedesca ha ammesso che l’incendio ha causato malfunzionamenti che hanno messo il reattore a serio rischio».
Il problema non è legato soltanto alle nuove centrali nucleari ma anche e soprattutto agli investimenti che vengono fatti per prolungare la vita di vecchi impianti che sono inevitabilmente insicuri. «Per questo Greenpeace è fortemente contraria agli investimenti nucleari di Enel a Mochovce - spiega Onufrio - dove verranno completati due reattori sovietici di progettazione degli anni Settanta, senza guscio di protezione da eventi esterni. Greenpeace si sta opponendo anche al progetto nucleare sovietico di Belene in Bulgaria, in zona sismica. Queste due operazioni, se andranno in porto, costeranno più di tutti gli investimenti di Enel sulle fonti rinnovabili, un primato imbarazzante», conclude Onufrio.
Foto: http://www.7magazine.it/new.asp?id=996
Le Nazioni Unite riconoscono che 4 milioni di bambini sono sofferenti per il disastro del ‘86. La CCPI l’Organizzazione Internazionale Progetto Bambini di Chernobyl, senza scopo di lucro, provvede agli aiuti umanitari e alle cure mediche.
www.verdi-modica.it/.../
Scusate se non metto immagini delle malformazioni causate ai bambini nati dopo il disastro di Cernobyl. In rete ce ne sono abbastanza, se proprio non volete lavorare di fantasia. Ma a me fanno troppo male.
PS: l'accostamento di foto e testi è mia....
Berlusconi ha escluso la possibilità di correre da solo, presentando la lista unica FI-An, che avrà come simbolo - appunto - quello del Pdl. Sì, proprio quello che a dicembre Fini non voleva. Alla fine, dunque, la conferma è arrivata. La voce correva da giorni, ma Silvio Berlusconi non si era ancora definitivamente esposto. Ora la conferma c’è: Forza Italia si presenterà alle elezioni in listone con An, via i simboli dei rispettivi partiti, e la promessa che «dopo il voto ci sarà un gruppo parlamentare unico». E Lamberto Dini annuncia: «Noi con il Popolo della Libertà».
«L'Udc entri nel "Partito della Libertà" o sarà fuori dalla coalizione», è l'ultimatum lanciato da Berlusconi al partito di Casini. «Il partito unico non ci interessa», taglia corto Casini. Ma - per ora - non è un terremoto" nella Cdl, più che altro si tratta di un bluff. La lista unica del centrodestra «non è una scelta coraggiosa, è solo un maquillage», afferma Walter Veltroni. «Il problema non è fare il maquillage - continua - perché se noi avessimo fatto una coalizione con la sinistra radicale in un'altra forma non avremmo risposto al bisogno degli italiani».
Il leader del Pd ha poi bollato il tutto come «una riorganizzazione interna delle sigle»: «Non è una scelta innovativa, come quella che facciamo noi». Ovvero: «Chi è d'accordo con il programma di innovazione sta dentro lo schieramento. Mma dall'altra parte - conclude Veltroni - vedrete che si tornerà a fare o un programma che non dice niente, o un programma di un centinaio di pagine, o nessun programma».
Ma c'è di più, nella lista unica insieme a Forza Italia e a An potrebbero entrare anche i piccoli partiti della Cdl. Giovedì - infatti - Berlusconi ha cominciato le sue personalissime consultazioni. Primo a varcare la soglia di Palazzo Grazioli, l’ex ministro del governo Prodi Clemente Mastella. Il Cavaliere gli avrebbe già garantito otto posti in lista, in cambio della rinuncia al simbolo dell’Udeur, che sarebbe un po’ indigesto perfino agli elettori di centrodestra. Altri sei posti già piazzati anche per la Dc di Rotondi. L’arca di Noé, come l’ha chiamata, Maroni, sta per salpare.
Ma è già baruffa con Storace, che non vuole rinunciare al simbolo, a meno che non lo facciano tutti. «È evidente – spiega Storace – che se Forza Italia e Alleanza Nazionale vogliono unirsi in una lista, alla quale non aderiscono né la Lega né l'Udc, sono liberi di farlo, secondo i progetti che intendono perseguire. Se l'alleanza corre con un simbolo unico, è un conto, ma se i simboli – aggiunge – anziché quattro o venti, sono tre o sono due, non c'è alcun motivo perché non ci sia La Destra».
AMSTERDAM - Il soldato è stremato. Appoggiato al muro di un bunker, ha le mani sul volto che gli coprono gli occhi. Cerca un po' di riposo dopo uno scontro a fuoco, mostrando «lo sfinimento di un uomo, e lo sfinimento di una nazione». Con questa motivazione la giuria del World Press Photo 2007, uno dei più importanti riconoscimenti nell'ambito del fotogiornalismo, ha assegnato il primo premio allo scatto del fotografo britannico Tim Hetherington, realizzato il 16 settembre nell'enclave talebana Korengal Valley, teatro dei più violenti scontri in Afghanistan, e pubblicato sulla rivista «Vanity Fair".
GLI ALTRI PREMIATI - Oltre alla foto dell'anno 2007 la giuria del World Press Photo ha assegnato il primo, secondo e terzo premio in 20 diverse categorie. Il primo premio nelle categorie "Spot News Singles" e "Spot News Stories" è andato a Getty Images per l'immagine del fotografo americano John Moore scattata durante l'assassinio di Benazir Bhutto a Rawalpindi, in Pakistan, il 27 dicembre scorso. Getty Images conta anche una delle più ammirate foto della sua collezione: lo scatto di un gorilla morto trasportato a spalla, su una barella di legno, fuori dal Parko Nazionale del Virunga, nell'est del Congo. La foto, pubblicata da "Newsweek", opera del fotografo sudafricano Brent Stirton ha ottenuto il primo permio in "Contemporary Issues singles". Il fotografo ungherese Balazs Gardi, che lavora per il VII Network, si è aggiudicato il primo premio sia nella categoria "General News Singles" e "General News Stories" per le rispettive foto scattate in Afghanistan: un uomo che sorregge un bambino ferito e uno scatto in bianco e nero di un panorama di montagna intitolato "Operation Rock Avalanche" (Operazione valanga di sassi). Il National Geographic sbanca invece la categoria delle foto sulla natura. Il Time ha vinto nelle categorie dei ritratti con una foto del presidente russo Vladimir Putin, scattata dal fotografo britannico "Platon", e ella categoria "News", con una foto che mostra dei guerriglieri curdi nel nord dell'Iraq, firmata dallo svizzero Philippe Dudouit. Nella categoria sportiva "Sports Action Singles", il bulgaro Ivaylo Velev vince il primo premio per l'agenzia Bul X Vision con un'immagine che ritrae Philippe Meier inseguito da una valanga nel Flaine, in Francia.
GLI ITALIANI - Tra i premiati ci sono anche quattro italiani. Si tratta di Simona Ghizzoni, Francesco Zizola, Stefano de Luigi, Massimo Siragusa. La Ghizzoni, 30enne di Reggio Emilia che nel 2006 si aggiudicò il premio 'Attenzione talento fotografico Fnac', si è classificata terza nella categoria 'Ritratti individuali' con la foto di Chiara, una paziente ventunenne ricoverata in un centro per la cura di bulimia e anoressia. Non è il primo riconoscimento del World Press Photo, invece, per Francesco Zizola (che vinse il premio 'miglior foto dell'anno' nel 1996 e numerosi altre prestigiose segnalazioni dal 1995 al 2003). Il fotografo romano, fotoreporter da quasi vent'anni, si è aggiudicato il secondo premio nella categoria 'Gente nella notizia-storie' per l'immagine di una donna e un bambino colombiani'. De Luigi si è invece accaparrato il secondo posto nella categoria 'Arti e spettacolo-ritratti' per la foto di una attrice in un set cinematografico di Buenos Aires. Per il fotografo, nato a Koln nel 1954 (ma che attualmente vive a Milano), si tratta del primo riconoscimento del World Press Photo. Infine, secondo posto nella categoria 'Arti e spettacolo-storie' per il catanese Massimo Siragusa e la sua foto di un parco dei divertimenti.
08 febbraio 2008